UIL Bergamo

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Comunicato Stampa

UIL Bergamo analisi TARI 2023
La tassa rappresenta un punto di partenza per comprendere l’incisione all’interno del budget familiare
Necessari studi sul miglioramento degli aiuti alle famiglie e sostegno alla natalità

La TARI rappresenta un punto di riferimento significativo per fissare un chiaro orientamento in ordine ai costi che sostengono i cittadini e le cittadine. Trattasi di una tassa comunale sui rifiuti, destinata a finanziare integralmente i costi del servizio di raccolta e smaltimento, che deve fare i conti con fattori interni ed esterni al suo funzionamento indispensabili per la sua stessa sostenibilità.
Dallo studio emerge che i costi sono più bassi nel Nord Est, dove la tariffa media è di 272 euro, con un incremento del 3,62% rispetto al 2022 segue il Nord Ovest, con una media di 287 euro, in calo dell’1,23%.

Attraverso lo studio condotto dal Servizio Politiche Economiche, Fiscali e Previdenziali Uil, è stato possibile analizzare i costi della Tari in 109 città capoluogo di provincia, sulla base delle Delibere pubblicate nel 2023, basandosi su un campione composto da una famiglia con 4 componenti e appartamento di 80 mq reddito ISEE 25 mila euro. Emerge che tra le prime dieci città con i costi più bassi spuntano due città lombarde, Brescia con 187 euro, Mantova 197,40 euro rispetto a Bergamo 217,50

La Città di Bergamo, presenta una differenza di percentuale TARI, nel 2023 dello 0.01% rispetto al 2022 con un trend di crescita dal 2018 al 2023 del 5.26%.

CONSIDERAZIONI
Dai dati acquisiti, risulta comprensibile il tentativo nel capoluogo di provincia orobico il contenimento dei costi a fronte dei vari fenomeni inflazionistici, soprattutto all’interno dei noti rincari del settore energivoro, corre l’obbligo evidenziare che il dato TARI, rappresenta un campanello di allarme significativo in merito al grado di incisione delle tasse all’interno del budget familiare.
Per la Uil risulta fondamentale migliorare i servizi, favorendo un approccio coordinato a livello nazionale in grado di contrastare le disparità territoriali, inoltre sul piano globale dello studio emerge che la percentuale del reddito familiare destinata al pagamento della Tari, interviene negativamente sulle famiglie con redditi più bassi, le quali destinano una quota maggiore del loro reddito al pagamento della Tari, rispetto alle famiglie più abbienti. Trattasi di uno squilibrio strutturale, dovuto principalmente alla costruzione stessa della tassa, che non sempre tiene conto delle capacità contributive dei cittadini.
Risulta importante evidenziare che al netto della TARI, una famiglia tipo, è chiamata a dover far fronte ad ulteriori utenze, quali ad esempio locazioni, asili nido e mense scolastiche che rappresentano un bollente ambito di discussione, che racchiude al suo interno anche la chiave di svolta del nostro territorio, sia in termini di crescita produttiva che demografica.
Siamo coscienti delle attività svolte finora e delle azioni volte al miglioramento, ma come Organizzazione Sindacale, crediamo che sarà necessario accendere un faro in merito all’incidenza delle utenze all’interno del budget familiare, con uno spaccato dedicato all’approfondimento dei costi e delle politiche di ausilio e di sostegno finalizzate all’aiuto concreto alle famiglie, soprattutto per contrastare la denatalità e favorire una gestione sempre più sostenibile e inclusiva.