UIL Bergamo

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Testata giornalistica:

L'Eco di Bergamo

Titolo dell'articolo:

La ricerca della Uil: un cittadino su tre rinuncia a curarsi

Comunicato Stampa
Cure mediche: 1 italiano su 3 rinuncia

Studio UIL FPL
Da uno studio condotto dalla Uil Fpl nell’ultimo anno circa (1 italiano su 3) ovvero 14 milioni di persone hanno rinunciato alle cure mediche.
Dall’analisi del sindacato azzurro, emerge che il 64% ha deciso di rinunciare per i tempi di attesa troppo lunghi, mentre il 60% a causa del costo elevato.
Il Segretario Provinciale della UIL FPL di Bergamo Antonio Montanino sostiene che il problema risieda anche nella necessità di rinnovare i contratti con risorse adeguate, di procedere alle assunzioni e stabilizzare i precari per contrastare i fenomeni di stress psico-fisico dei lavoratori, sottoposti a orari di lavoro disumani per sopperire alla carenza di personale, garantendo così una qualità elevata dei servizi erogati ai cittadini.
La salute quale diritto costituzionale è condizione prioritaria, come tale non deve essere subordinata a logiche economiche legate a fitti vincoli di bilancio che inducono il cittadino per rassegnazione e a volte sfinimento a consegnarsi a prestazioni specialistiche private, diversamente può essere indotto anche a rinunciare di sottoporsi a cure sanitarie.
Per il Coordinatore Territoriale della UIL Bergamo Pasquale Papaianni, il dato frutto dallo studio condotto dalla UIL FPL riflette questa problematica anche nel territorio della provincia Bergamasca , al netto dell’implementazione delle attività che ciascuna ASST sta ponendo in essere, anche attraverso il ruolo delle case della comunità della sinergia con gli ospedali di comunità, dell’implementazione del ruolo del CUP per efficientare i tempi di risposta ai pazienti, il tema non può che non trovare un forte impedimento anche nella carenza del personale, dettata soprattutto da un notevole costo della vita che soffoca fortemente il budget familiare.
È chiaro che sanità ed istruzione debbano essere capisaldi del sistema pubblico nazionale, come tali è necessario che il governo intervenga prioritariamente, mentre dai numeri della Nadef sono emersi aspetti preoccupanti: il rapporto spesa sanitaria/PIL del 6,7% del 2022 è sceso al 6,6% nel 2023 e continuerà a calare negli anni successivi, sino a raggiungere il 6,1% nel 2026.