L'Eco di Bergamo
Gli studenti disabilità ma servizi vanno potenziati
Le classi con alunni disabili “dovrebbero” essere costituite, di norma, con non più di 20 alunni
Nella Bergamasca nell’a.s. 22/23, 1322 docenti precari mentre nel territorio nazionale, 129.298
Al netto delle note di rettifica o rimodulazione in relazione alle affermazioni apparse sui vari organi di stampa riferite soprattutto alle classi separate per ragazzi disabili, non è possibile non pensare a cosa avrebbe detto il Deputato Socialista Franco Piro, disabile a causa della poliomielite, che lottò ostinatamente per i diritti dei disabili, infatti fu promotore della legge 13/89 sull’abbattimento delle barriere architettoniche e della legge 104/92 per l’assistenza e l’integrazione delle persone disabili Oppure come non pensare alla Democristiana Onorevole Falcucci, la donna che ha fatto della scuola italiana una scuola “inclusiva”, che ha portato all’abolizione delle classi differenziali, la donna che con il “documento Falcucci” ha scolpito nei libri di legislazione scolastica, di pedagogia e psicologia il concetto che non esistono bambini non educabili.
Un passo del documento recitava: “La scuola proprio perché deve rapportare l’azione educativa alle potenzialità individuali di ogni allievo, appare la struttura più appropriata per far superare la condizione di emarginazione in cui altrimenti sarebbero condannati i bambini handicappati…”
Tutto ciò accende un ulteriore faro sulla questione insegnamento di sostegno e precariato, corre l’obbligo ricordare che sugli insegnanti di sostegno impera una situazione particolarmente critica, nel 2023 si è raggiunta la cifra record di 234.576 docenti precari in cattedra di cui 129.298 sul sostegno e nella provincia bergamasca sono 1322 nell’a.s. 22/23: l’Europa può fare tanto, soprattutto, in relazione alla reiterazione dei contratti a termine dei docenti e nella politica di assunzione a tempo indeterminato dei tanti precari che vivono forti momenti di sconforto e disperazione per il peso della precarietà.
In questa delicata fase post pandemica, proprio nelle nuove generazioni, si avverte un disperato bisogno, speranza residuale, di proseguire nel solco del documento Falcucci, nel potenziamento dei servizi Socio-Psico-Pedagogico. Sarebbe necessario studiarne i nuovi effetti, con relative ricadute per il territorio, per comprendere e disegnare le nuove politiche indispensabili per creare inclusione nei confronti delle generazioni più giovani.
Quali sono oggi le problematiche, le esigenze, i disturbi che si stanno palesando e che sfociano in temi come quelli dei nuovi ritirati sociali e dei conflitti generazionali, dell’incomunicabilità fra genitori e figli…
Si fa urgente la necessità di porre in essere politiche inclusive e non di ghettizzazione, che possano attrare le nuove generazioni, farle sentire appartenenti ad una comunità, integrate all’interno del tessuto sociale. Avvertiamo la necessità di un nuovo Patto educativo di Comunità le cui radici non possono che essere ancorate al concetto di inclusione profondamente radicato nella cultura e nei valori della Scuola Italiana.